In questa guida viene proposto un modello dichiarazione rifiuto pagamento tassa di soggiorno Word editabile.
Nella guida si trovano anche le informazioni necessarie per usare il modulo nel modo giusto.
Come Compilare il Modello Dichiarazione Rifiuto Pagamento Tassa Di Soggiorno
L’introduzione dell’imposta di soggiorno nel sistema tributario italiano è avvenuta attraverso il Decreto Legislativo n. 23/2011, che segna un passo importante verso il federalismo fiscale municipale. Questo decreto ha esteso la possibilità ai comuni, in particolare quelli capoluogo di provincia, alle Unioni di comuni e a quelli riconosciuti come località turistiche o città d’arte attraverso elenchi regionali, di istituire un’imposta di soggiorno. Tale imposta viene applicata ai visitatori che pernottano nelle strutture ricettive locali, e il suo ammontare può variare fino a un massimo di 5,00 euro per notte, calibrato in funzione del costo del soggiorno.
Il legislatore aveva previsto, con il terzo comma dell’articolo 4 del medesimo decreto, l’adozione di un regolamento entro sessanta giorni dall’entrata in vigore del decreto, per stabilire un quadro normativo uniforme per l’attuazione dell’imposta di soggiorno. Però, la mancata emanazione di tale regolamento ha portato a una situazione frammentaria, con i comuni che hanno proceduto in maniera autonoma, creando un panorama normativo variegato e a tratti disordinato. L’assenza di un regolamento nazionale ha ostacolato l’armonizzazione delle pratiche fiscali locali, lasciando spazio a interpretazioni e applicazioni diverse dell’imposta di soggiorno.
In alcuni casi, i comuni hanno addirittura superato le linee guida stabilite dal decreto legislativo, portando a un mosaico di regolamentazioni locali difficile da navigare sia per gli operatori turistici che per i visitatori. Nonostante alcuni gruppi di comuni siano riusciti a coordinarsi adottando misure congiunte, rimangono numerosi esempi di gestioni autonome che divergono significativamente tra loro.
Dato il contesto complesso e eterogeneo creato dall’interpretazione autonoma del decreto da parte dei vari enti locali, risulta complesso fornire una panoramica completa e dettagliata sull’applicazione dell’imposta di soggiorno. Risulta essere comunque possibile affermare che questa imposta riguarda sia le attività turistico ricettive di natura imprenditoriale che quelle gestite in maniera non imprenditoriale, con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo e al finanziamento dei servizi locali destinati ai turisti.
L’imposta di soggiorno può essere applicata dai comuni capoluogo di provincia, che attualmente ammontano a 118 in tutta Italia, dalle unioni di comuni e dai comuni inseriti negli elenchi regionali riconosciuti come località turistiche o città d’arte. Le unioni di comuni, costituite da due o più enti locali generalmente confinanti, operano per l’esercizio congiunto di determinate funzioni, espandendo così il raggio d’azione dell’imposta di soggiorno oltre i singoli capoluoghi di provincia.
Nonostante il decreto legislativo stabilisca che l’imposta di soggiorno debba essere calcolata in base a criteri di gradualità proporzionali al prezzo del soggiorno, la pratica adottata dalla maggior parte dei comuni ha visto prevalere un approccio differente. Invece di legare l’imposta direttamente al costo effettivamente sostenuto dal visitatore, molte amministrazioni locali hanno optato per una tassazione basata sul tipo e sulla categoria della struttura ricettiva, nonché sul numero di pernottamenti. Questa metodologia permette una certa semplificazione nella riscossione dell’imposta, benché si discosti dalla lettera della legge che suggerirebbe una tassazione più direttamente correlata al prezzo del pernottamento.
Le strutture soggette all’applicazione dell’imposta includono sia gli alberghi che gli esercizi ricettivi extralberghieri, a eccezione di alcune categorie esentate che variano in base alle normative comunali specifiche. È quindi fondamentale per gli operatori del settore e per i visitatori verificare con il comune di interesse le modalità esatte di applicazione dell’imposta, comprese le possibili esenzioni.
Nel contesto dell’imposta di soggiorno, i gestori delle strutture ricettive svolgono un ruolo cruciale nella sua riscossione, assimilabile, per aspetti fiscali, a quello dei responsabili di imposta come delineato dall’articolo 180, comma 3, del Decreto Legge n. 34/2020. Questa figura è considerata solidalmente obbligata insieme al soggetto passivo, ovvero il turista che pernotta, al pagamento dell’imposta, avendo anche il diritto di esercitare la rivalsa su quest’ultimo. Tale disposizione mira a ottimizzare il processo di recupero dell’imposta in caso di mancato versamento.
La responsabilità della riscossione dell’imposta di soggiorno grava interamente sul gestore della struttura ricettiva, che agisce in qualità di “responsabile di imposta”. Questo significa che è il gestore stesso a dover versare l’imposta al Comune, anche se l’obbligo finanziario originario ricade sul cliente che usufruisce della struttura per il pernottamento.
A differenza di altre figure fiscali, il gestore non assume il ruolo di “sostituto di imposta”, non essendo tale figura prevista specificamente dalla legge per l’imposta di soggiorno. Tuttavia, per affrontare le situazioni in cui il cliente si rifiuti di pagare l’imposta, alcuni comuni hanno introdotto un modulo di dichiarazione da far firmare al cliente, nel quale quest’ultimo assume la responsabilità per le conseguenze del mancato versamento. Questo documento, focalizzato sul “rifiuto del versamento dell’imposta di soggiorno”, richiede l’indicazione delle generalità del cliente e della struttura ricettiva di alloggio.
Nonostante l’utilità di tale modello, permangono sfide in casi specifici, come quando il cliente declina sia il pagamento dell’imposta sia la firma della dichiarazione, o quando lascia la struttura senza saldare il conto. Nei contesti extralberghieri, la procedura tende ad essere più semplice: di norma, il pagamento (incluso l’importo dell’imposta di soggiorno) avviene prima del pernottamento. In caso di mancato pagamento, il gestore è tenuto solamente a comunicare al comune le generalità del cliente, basandosi sui documenti d’identità forniti, a condizione che tale prassi sia chiaramente indicata nel regolamento comunale, per evitare violazioni della normativa sulla privacy. Spetta poi all’ente locale utilizzare queste informazioni per avviare le procedure di recupero dell’imposta non versata direttamente nei confronti dei turisti inadempienti.
Fac simile Dichiarazione Rifiuto Pagamento Tassa Di Soggiorno Word da Scaricare
Di seguito proponiamo il modello dichiarazione rifiuto pagamento tassa di soggiorno Word da scaricare sul computer.
Una volta eseguito il download, è possibile editare il modulo inserendo i dati che servono. Il documento editato può poi essere convertito in PDF o stampato.
Luca Sanna è un autore specializzato in questioni di diritti dei consumatori, che lavora presso un'associazione dei consumatori. Con il suo blog, mette a disposizione dei suoi lettori moduli utili, insieme a informazioni dettagliate sulla loro compilazione.